giovedì 8 ottobre 2009

Le "trecce di Berenice"

Alcuni testimoni del fenomeno "scie chimiche" hanno talora reperito delle fotografie in cui si notano delle formazioni di condensa vicino alle estremità delle ali: non si tratta di scie chimiche, bensì delle cosiddette "trecce di Berenice".[1] E' un fenomeno raro ed osservabile solo con elevata umidità relativa e con temperatura molto bassa. A causa di locali sbalzi di pressione, si possono generare dei flussi d'aria che, avvitandosi, danno origine a questi effimeri vortici.

Il fenomeno è strettamente connesso con la finitezza dell'ala: ai bordi di questa si sviluppano due vortici controrotanti che, in determinate condizioni, risulttano visibili. Al centro del vortice, nel nucleo, è presente una forte depressione; questo abbassamento di pressione induce anche un calo di temperatura. Nel caso di aria particolarmente carica di umidità, l'effetto dell'abbassamento di pressione sarebbe quello di indurre l'evaporazione del vapore acqueo, mentre l'effetto dell'abbassamento di temperatura è quello di favorire la condensazione. I due effetti sono contrari, ma, poiché il secondo è più forte del primo, il vapore acqueo si condensa in prossimità del nucleo del vortice, rendendolo visibile.

Come è ovvio, i ciarlatani, quando viene fotografato o filmato un aereo tossico, la cui scia non sia molto lunga e persistente, ma un po' "arrotolata", pur di negare l'evidenza delle velenose operazioni di aerosol, asseriscono che è stata immortalata una treccia di Berenice. Nulla di più falso! Sono chemtrails, dalle forme particolari, sgocciolanti o simili all'elica del D.N.A. Infine, mentre le trecce di Berenice si formano sui profili alari, le scie tossiche sono rilasciate dai motori o mediante appositi dispostivi erogatori.
[1] La dicitura "trecce di Berenice" si riferisce a Berenice II (265 a.C. ca.- 221 a.C.), regina d'Egitto, sposa di Tolomeo III Evergete, cui portò in dote la Cirenaica. Alla partenza del consorte per la guerra contro Antioco III, re di Siria, offrì in voto ad Arsinoe Zefirite (o ad Afrodite), nel tempio di Canopo, una treccia dei suoi capelli che scomparve misteriosamente. Secondo la leggenda, ripresa in versi da Callimaco e da Catullo, la treccia era stata trasformata in una costellazione del cielo boreale, costellazione che l'astronomo di corte, Conone di Samo, affermò di aver identificato nel firmamento ed alla quale diede questo nome.



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